Per una metodologia della storia dell’arte
Un interessante contributo per la definizione di una metodologia della storia dell’arte che fosse realmente globale e sociale fu dato da Walter Benjamin che nel suo libro “Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico”, mette in rilievo l’ attenzione prestata dallo storico a fenomeni artistici apparentemente marginali – caricature, costumi, arte erotica, arti applicate popolari come ceramiche tombali e figure in ceramica per tetti – rompendo per la prima volta definitivamente con la concezione classicistica dell’arte. In tal modo è possibile salvare la concezione dialettica dell’arte, possibile solo quando nascerà una scienza della storia che non abbia più come oggetto soltanto i dati di fatto ma un nodo di fili che costituiscono la trama di un passato nell’ordito del presente. Manca,però, il momento negativo della storia, che garantisce il paradigma del pensiero dialettico.
Benjamin individua come compito del materialismo storico il superamento dell’atteggiamento “contemplativo” e neutrale assunto dallo storicismo per introdurre una visione dialettica della storia. Il passato non deve essere considerato come inserito in un ordine lineare e progressivo, bensì come un’”esperienza originaria” ,in cui il presente si incontra con il passato in una “costellazione critica” che “fa deflagrare la continuità della storia”. L’idea di un presente nel quale si incontrano i diversi registri temporali dell’eternità e dell’istante era probabilmente maturata in Benjamin attraverso la lettura di Baudelaire, il quale aveva definito la modernità come coesistenza, nel presente, del transitorio e dell’effimero con l’eterno e l’immutabile. Ma, continua Benjamin, il merito più grande di Fuchs sta nell’avere avviato la liberazione della storia dell’arte dal feticcio dell’artista. Quando Fuchs parla della totale anonimia delle statuette scultoree cinesi dell’epoca T’ang, dimostra che in tutto ciò non si tratta di esperienze artistiche singole ma del modo in cui allora il mondo e le cose erano viste dalla comunità, getta le basi dei caratteri dell’arte di massa. Altro merito di Fuchs è quello di avere connesso il problema dell’arte di massa con lo studio delle tecniche riproduttive. Dato che l’aspetto tecnico è uno dei più importanti delle arti, il fatto che migliaia di semplici vasai siano stati in grado letteralmente di modellare con le mani forme di grande abilità tecnica e artistica, è una concreta affermazione dell’arte cinese. Benjamin conclude dicendo che il carattere fortemente innovatore degli studi di Fuchs erano depositati in tre ordini fondamentali di indagine.
– interpretazione degli elementi iconografici.
– considerazione dell’arte di massa
– studio delle tecniche.
Questi tre elementi hanno un elemento in comune: comportano un richiamo a conoscenze che non possono che dimostrarsi distruttive rispetto alla concezione tradizionale dell’arte. Considerando la tecnica riproduttiva si capisce l’importanza fondamentale della fruizione, consentendo di rettificare almeno in parte il processo di reificazione che l’opera subisce. Lo studio dell’arte di massa porta ad una revisione del concetto di genio, che rispetto alla ispirazione che concorre alla formazione dell’opera d’arte, suggerisce di non trascurare il momento dell’esecuzione, che la completa e perfeziona.
L’interpretazione iconografica è indispensabile non solo per lo studio della fruizione e dell’arte di massa ma è anche capace di neutralizzare gli abusi a cui presto conduce ogni formalismo. Elementi che diventeranno costitutivi di qualsiasi futura considerazione materialistica delle opere d’arte. Nasce così un progetto storiografico di alto valore che trae spunto dalla riconsiderazione di zone emarginate dalla storia dell’arte, come i lontani capolavori anonimi, e trova la via per congiungere in modo moderno i problemi di sempre, con una impostazione che fa compiere un reale passo avanti. Infine, sul problema del collegamento con i processi storici, obietta a Wollflin che il materialista storico non è tanto interessato a fare dipendere la modificazione della visione artistica dall’ideale della bellezza, quanto da processi più elementari, promossi dalla trasformazioni economiche e tecniche della produzione. Assumere, ad esempio, una corrispondenza permanente tra le epoche d’arte realistica e gli stati mercantili, finisce per stabilire un nesso che pretende di fare funzionare allo stesso modo l’arte dell’antica Cina e l’arte dell’antica Olanda, e che si basa soltanto su intuizioni analogiche.
Benjiamin entrò a far parte del gruppo di Adorno e Horkheimer, cioè dei membri della scuola di Francoforte,con il saggio “l’0pera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, in cui prende in considerazione l’importanza che il cinema e la fotografia stanno assumendo sia nel modo di fare arte sia
nella concezione stessa dell’arte e nel ruolo che essa va assumendo nella società. Nel saggio citato è ribadita e ampliata la concezione materialistica marxiana della storia, per cui le espressioni cosiddette spirituali (arte, religione,filosofia) fanno parte dellla sovrastruttura,determinata ,a sua volta,dalla struttura economica e dai rapporti di produzione. In questa sua condivisione concettuale del pensiero di Marx, Benjamin assume come compito essenziale del materialismo il superamento della concezione neutrale e contemplativa della storia in direzione del materialismo storico,che ingloba e fa deflagrare il passato,negando il processo lineare e indolore del progresso e dell’evoluzione storica.
Quindi il passato è un’esperienza originaria, unica, con cui cui il presente si incontra attraverso una coscienza critica che opera scardinando continuamente il continuum della storia, generando una tempesta che innesca un concezione del tempo come istanza originaria che produce il tempo storico, momento di sospensione e di critica in cui la storia viene narrata e generata guardando al futuro, a partire dalle esigenze del momento attuale.
Da questo processo critico e dialettico si forma il tempo storico, momento privo di istanti assoluti e astratti da isolare ed esaminare, necessariamente coinvolto in un processo ininterrotto e nel continuo erompere dei momenti storici. Eppure non si tratta di un procedere che lascia macerie ,che distrugge tutto indiscriminatamente nel vento infuturante del progresso.
Appare quindi necessario correggere la nostra immagine della storia e del progresso.
A questo punto si inserisce nel pensiero dialettico della storia l’immagine dell’ Angelus Novus,contenuta in un altro suo saggio molto noto . Quest’angelo va incontro al futuro ma dandogli le spalle. Il suo sguardo è teso a raccogliere e a conservare, a non perdere niente dell’esperienza umana e della storia, a tentare di riscattare il dolore e di ristabilire ogni realtà dimenticata e ogni sconfitto della storia. L’Angelus Novus di Benjamin ha una visione stereoscopica del tempo ,come dice Bodei, vede insieme passato, presente e futuro. Compone e lega il tempo salvando tutto l’essere e il mondo.
Quest’angelo va incontro al futuro ma dandogli le spalle. Il suo sguardo è teso a raccogliere e a conservare, a non perdere niente dell’esperienza umana e della storia, a tentare di riscattare il dolore e di ristabilire ogni realtà dimenticata e ogni sconfitto della storia.
Concludiamo con le parole di Benjamin :
C’è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo di rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo progresso, è questa tempesta.